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Proteggere la scintilla

ovvero

ritrovare una lettera di Martin Scorsese alla figlia, tra gli appunti sul futuro

 

Studiando e lavorando per un nuovo teatro in un nuovo mondo mi sono imbattuta in questa lettera di Martin Scorsese alla figlia, lettera che avevo salvato tra gli appunti di una cartella "VOCE".


Già, perché questa lettera, anche se apparentemente parla di cinema e del cinema di una certa epoca storica, in fondo parla di ora e soprattutto parla della necessità di mantenere viva la nostra scintilla, al di là di quello che si può fare, o non si può fare: la scintilla della motivazione e dell'amore verso la nostra creatività.

Quale che sia.

Quella che ci ha fatto fare il primo film, ci ha fatto scegliere ciò che facciamo ogni giorno, o ci tiene svegli di notte, ricordandoci quello che vogliamo, desideriamo e che ci chiama, a gran voce se non diamo Spazio, facciamo spazio, se non ci prendiamo il Tempo, il corpo, il respiro.


La scintilla è sempre anche una Voce, che ci chiama, e ci invita ad ascoltare.

Buona ascolto a tutti noi quindi e buon tempo.




Carissima Francesca,

ti scrivo la presente in relazione al futuro. Guardo a questo futuro attraverso la lente del mio mondo. La lente del cinema, che è stato il centro di quel mondo.

Negli ultimi anni ho realizzato che l’idea di cinema con la quale sono cresciuto, la stessa che trovi in tutti quei film che ti ho fatto vedere sin da quando eri piccola e che era ancora in espansione quando ho cominciato a fare film, sta scomparendo. Non mi riferisco ai film che sono già stati fatti. Parlo di quelli che verranno.

Non intendo essere disfattista. Non scrivo queste parole assecondando alcuno spirito di resa. Al contrario, ritengo che il futuro sia radioso.

Abbiamo sempre saputo che i film fossero una forma di business, e che l’arte del cinema fosse possibile proprio in virtù di questo suo allineamento a tali condizioni. Nessuno di quelli tra noi che hanno iniziato negli anni ‘60 e ‘70 coltivavano illusioni a riguardo. Sapevamo che avremmo dovuto lavorare sodo per difendere ciò che amavamo. Sapevamo pure che sarebbe potuto capitare di attraversare periodi brutti. E suppongo che, fino a un certo punto, realizzammo che ci saremmo trovati dinanzi a un tempo in cui ogni inconveniente ed ogni elemento imprevedibile all’interno del processo di un film sarebbe stato minimizzato, se non addirittura eliminato. Il più imprevedibile elemento di tutti? Il cinema. E le persone che lo fanno.

Non voglio ripetere ciò che è stato scritto e detto da molti altri prima di me in relazione ai mutamenti in questo settore, e sono rincuorato dalle eccezioni alla tendenza generale - Wes Anderson, Richard Linklater, David Fincher, Alexander Payne, i fratelli Coen, James Gray e Paul Thomas Anderson stanno riuscendo a fare i loro film, e Paul non solo è riuscito ad avere The Master in 70mm ma ha anche avuto la possibilità di farselo proiettare così in alcune città. Chiunque abbia a cuore il cinema dovrebbe esserne grato.

Inoltre sono commosso da tutti quegli artisti che riescono ad avere il proprio film in tutto il mondo, in Francia, in Corea del Sud, in Inghilterra, in Giappone, in Africa. Sta diventando sempre più difficile ma c’è chi sta riuscendo ad andare sino in fondo.

Tuttavia non credere che io sia pessimista quando avverto che l’arte del cinema e l’industria siano adesso ad un crocevia. L’intrattenimento audio-visivo e ciò che noi conoscevamo come cinema - immagini in movimento concepite da individui - sembra essersi incamminato verso differenti direzioni. In futuro è probabile che vedrai sempre meno di ciò che riconosciamo come cinema negli schermi dei multisala e sempre più in sale più piccole, online ed in spazi e circostanze che non sono in grado di prevedere.

Dunque perché il futuro è così radioso? Perché per la primissima volta nella storia di quest’arte i film possono seriamente essere realizzati con davvero pochi soldi. Tutto ciò era inaudito quando io stavo crescendo, ed i progetti estremamente a basso costo erano l’eccezione anziché la regola. Oggi è il contrario. Puoi avere immagini meravigliose con macchine da presa accessibili. Puoi registrare il suono. Puoi montare, mixare e correggere il colore a casa. Tutto ciò è destinato a passare.

Ma con tutta la dovuta attenzione nei riguardi dell’attrezzatura che serve a fare film e degli avanzamenti tecnologici che hanno consentito tale rivoluzione nel settore, resta una cosa importante da ricordare: gli strumenti non fanno il film, tu lo fai. Chiunque può prendere una videocamera, cominciare a girare e mettere tutto insieme con Final Cut Pro. Fare un film - quello che hai bisogno di fare - è un’altra cosa. Non ci sono scorciatoie.

Se John Cassavetes, mio amico e mentore, fosse vivo oggi farebbe certamente ricorso a tutto l’armamentario disponibile. Ma avrebbe detto le stesse cose che ha sempre detto - devi essere completamente votato al lavoro, devi dare tutto di te stesso, e devi proteggere quella scintilla che ti ha portato a fare il film da principio. Devi proteggerla con la tua stessa vita. In passato, dato che fare film era così costoso, dovevamo proteggerla dallo sfinimento e dal compromesso. In futuro dovrai impegnarti contro qualcos’altro: la tentazione di seguire la corrente e permettere al film di andare alla deriva.

Non si tratta solo di cinema. Non esistono scorciatoie per nessuna cosa. Non sto dicendo che tutto debba essere difficile. Sto dicendo che la voce che ti ha ispirato è la tua voce - è la voce interna, come dicevano i quaccheri.

Sei tu. È la verità.

Con amore,

Papà

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